autumn

come le foglie che cadono senza senso, così io godo della visione di te, appagata dal mancare del tuo tocco.
così come le mani che non ti corrono addosso sentono il calore del tuo corpo, così io vorrei scriverti cose che non riesco a capire.

nel tuo silenzio mi perdo.

voglio volteggiare con te alla ricerca di foglie cadenti.

sottofondo consigliato: https://www.youtube.com/watch?v=D3gzO85ytes

prosody

prosodia

1. Definizione

Tradizionalmente prosodia è un termine della metrica classica, dove designa lo studio del verso (gr. prosōidía «accento, modulazione della voce», comp. di prós«accanto» e ōidḗ «canto»). Inizialmente indicante le scelte relative all’ordine delle parole nel canto, il termine venne poi utilizzato dai latini per riferirsi agli aspetti inerenti all’accentazione e alla quantità delle sillabe. Oggi si usa per le regole della versificazione che concernono aspetti fonetici, come accento e rima.

Ogni atto umano ha una sua prosodia. C’è quella degli inizi, allegra. C’è quella del vivere, semplice e chiara. C’è quella della fine.

Come vuole la retorica ho lasciato quella che ritengo più interessante alla fine – suspense, claro que si.

La prosodia della fine ha sfumature di grigio e di sangue, come se ogni atto che facessimo non si andasse ad iscrivere in un dato corollario di azioni. L’intonazione dei gesti singhiozza, scolpita a piccoli colpi nella lastra che farà da pietra tombale.

C’è chi alla fine sospira, c’è chi alla fine urla. c’è chi alla fine muore lasciando indietro solo pezzetti di sé.

Come per ogni parola detta, non si può giudicare un’intonazione. Non si può fare una classifica: ogni atto ha la sua intrinseca perfezione. Ne ho vissute un po’ di tutti i tipi, quelle arrabbiate, quelle tristi, quelle liberatorie. E ne ho viste vivere di molti altri tipi.

Non riesco a cogliere più di questo, più di questa evanescente follia dell’animo che si stacca da qualcosa, un’idea, un gesto, un vissuto, una persona, un animale, una dipendenza.

Per natura sono portata a pensare che la fine è sempre la fine. E che per quanto grigia sia, è sempre definitiva.

E per natura mi trovo a combattere con questo come se ne andasse ogni volta di qualcosa di troppo grande, ritrovandomi solo con pezzi. cenere. dolore.

La prosodia della fine ha una dolcezza intrigante. Porta con se la gioia dell’inizio e la consuetudine del mezzo. E poi, finisce.