think-book-shadows

Sembra quasi che io non riesca più a pensare.

Seguire fili logici mi pare un grande sforzo,  tenere i pensieri a bada, un’azione quasi impossibile.

Cerco di ricordarmi di quando ero una studentessa modello, e studiavo 8 ore al giorno, con una attenzione quasi costante ed una resa altissima. A volte attribuisco il calo di attenzione all’avanzamento di età, insomma, non ho più 18-pochissimi-decisamente-pochissimi-anni, però è vero che non ne ho nemmeno 80. Quindi poi mi giro nei pensieri e cerco di rispondere a domande più semplici, tipo: “cosa facevo quando avevo quella soglia così alta di attenzione? e cosa NON facevo?”
A quel punto la risposta è talmente chiara che quasi mi vergogno a non averci pensato prima e a non volerlo ammettere ora.

Prima non ero attaccata al pc 10 ore al giorno. Studiavo sui libri, e non esisteva Facebook, Twitter, Whatsapp, Viber e le serie in streaming. Prima, se uscivo, uscivo il sabato ed il venerdì, e quando avevo tempo libero mi mettevo con calma a leggere un libro, senza trascinarmi titoli su titoli per mesi e mesi, disegnavo, mi lanciavo in progetti utopici di costruzione, cucivo, ricamavo, staccavo la spina. Prima quando aprivo internet era per controllare la posta elettronica, che era un po’ come scendere le scale per andare a controllare la cassetta della posta cartacea, prendeva 5 minuti, e se la casella era vuota, tanto meglio. Prima aprire un browser aveva un fine, e non era un mezzo. Prima non ero schiava del divertimento, me lo creavo. Prima non ero dipendente dalle notifiche, e quando mi arrivava un sms mi capitava di non leggerlo per ore, e nessuno si offendeva se prendevo il mio tempo per rispondere. Perché ragionare era ammesso.

Era ammesso prendersi del tempo per sé, senza dover render conto agli altri (e per questo vi rimando a zerocalcare, che ha spiegato quello che sento in maniera semplicemente fantastica).

Adesso non starò qui a far l’elogio della cultura anni ’90, del citofono e dello squilletto, perché  – siamo sinceri- ci stava sul cazzo pure quello, e anche perché se non fossimo nell’era di Facebook&Co. non conoscerei un mare di persone fantastiche (leggi #salvaiciclisti ). Voglio solo dire che non mi va più di vivere in un mondo così: virtuale, debole, invadente.

Adesso, scusatemi, vado, che m’è arrivata ‘na notifica.

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